Roma Antica

Roma al tempo di Settimio Severo. Ricostruzione di Guglielmo Gatti
Tavola
3
Titolo

Roma al tempo di Settimio Severo. Ricostruzione di Guglielmo Gatti

Autore
Anonimo
Disegnatore
Anonimo
Datazione
203-211
Descrizione

Ricostruzione di Guglielmo Gatti della Pianta marmorea. Particolare con posizionamento dei frammenti marmorei di Roma lungo l'andamento del fiume Tevere all'altezza del'Isola Tiberina. L'incisione dell'intera pianta è avvenuta probabilmente dopo che le lastre furono fissate con grappe al muro di sostegno. La pianta forse policroma, con un orientamento NO in basso, presenta molti segni ortografici adoperati dal disegnatore, ma non tutti sono stati interpretati con certezza. Il dislivello del terreno è indicato da gradinate; gli archi sono rappresentatati con la proiezione di una linea curva tra i due pilatri di sostegno in modo da indicare quasi un alzato. Le indicazioni toponomastiche sono inserite negli spazi liberi, dentro o accanto agli edifici, in rari casi le lettere si vengono a sovrapporre al tracciato dei medesimi.

Tecnica
Incisione su lastra di marmo
Scala
1: 240 (un piede nella pianta corrisponde a 240 piedi sul terreno)
Fonte

A.P. Frutaz, Le piante di Roma, Roma 1962, II, 1a, 1.

Nota bibliografica

A.P. Frutaz,Le piante di Roma, I, I, Roma 1962, pp. 39-41.

Note

La pianta marmorea di Roma Antica, i cui primi frammenti sono stati rinvenuti nel maggio del 1562, rappresenta un prezioso ed unico documento topografico che si fa risalire al III sec. d.C. (203-211) e di cui si posseggono 993 frammenti di dimensioni varie. Altri 96 frammenti perduti sono noti da disegni (Biblioteca Vaticana, Cid.Vat. lat. 3439, foll. 12-23 e Barb. lat. 4423, foll. 45-48; Biblioteca Nazionale di Parigi, Ms. francese 382, fol. 84). Complessivamente si conoscono 1089 elementi, pari ad un decimo della sua superficie. Fatta incidere probabilmente dal prefetto dell'Urbe L. Fabio Cilone ed affissa sulla parete di un'aula all'epoca di Vespasiano per essere poi restaurata in età severiana, la grande pianta è stata incisa su 151 lastre di marmo ed è priva di titolo. La pianta alta mt. 13 e larga mt. 18,10 circa, è stata prodotta su di una estensione marmorea a lastre di mq. 235 circa e dove vi sono rappresentati mq. 13.550.000 di superficie della città compresa nel perimetro del pomerio. Gli studiosi dal sec. XVI in poi la chiamarono: Ichnographia vetustae Romae (Imagines et elogia ..., 1570), Vestigia veteris Romae (Bellori, 1673), Fragmenta marmorea Farnesiana (Romanae magnitudinis monumenta, Roma 1699), Forma Urbis Romae (Jordan, 1874), Forma Severiana (Gatti, 1934), Forma Urbis Severiana ( Carettoni, 1936), Plan de marbre du Musée Capitolin (Léveil-Dezobry, 1847), Pianta Capitolina (Trendelenburg, 1872), Pianta marmorea Severiana (Lanciani, 1885), ecc. I nomi di Settimio Severo (193-211) e Caracalla (associato 198, 211-217) sono ricordati nei frammenti raggruppati sotto il n. 42: Clivus Victoriae. SEVERI ET ANTONINI AVGG. NN. (ediz. 1960, pp. 109-110, tav. XXXIII). Si è ipotizzato che la pianta marmorea oltre ad essere un importante documento topografico, sia stata utilizzata a fini amministrativi. La sua realizzazione e compilazione è stata attribuita alla prefettura urbana, riorganizzata da Settimio Severo tra il 202 e il 208.